Bob da Bruxelles, B, ha chiesto:
“Perchè in Italia le licenze non sono libere?”
Ciao Bob. In Italia, come in ogni altra parte del cd. Primo Mondo, il numero dei taxi è determinato dalle amministrazioni pubbliche. Solo in alcune realtà del cd. Terzo Mondo non esistono licenze, tanto che, chiunque voglia può trasportare con la propria auto chi chiede un passaggio, senza alcuna garanzia di qualità, prezzo e sicurezza per il trasportato.
Claudio da Firenze, It, ha chiesto:
“Perchè vi ostinate a non volere le liberalizzazioni?”
“Ciao Claudio. In realtà la domanda dovrebbe essere: ‘Perché ci si ostina a chiedere le liberalizzazioni, quando è evidente i danni che essi hanno fatto in tutti i comparti?’ Oggi esistono molti studi economici a riguardo. Per sintesi, però, riportiamo, volendo guardare al solo fattore prezzo – che probabilmente è quello che più le interessa – questa analisi fatta dal Centro studi della Cgia di Mestre, da cui si evince chiaramente come la stragrande maggioranza dei settori liberalizzati in Italia abbia provocato aumenti di prezzo superiori al tasso di inflazione, anche di svariate volte:
Andamento delle tariffe nei settori liberalizzati |
|
Anno di liberalizzazione |
Var. % del prezzo o della tariffa |
Var. % inflazione |
Aumento prezzi o tariffe rispetto l’inflazione |
Assicurazioni sui mezzi di trasporto |
1994 |
+184,1 |
+43,3 |
+4,2 volte |
Servizi bancari/finanziari |
1994 |
+109,2 |
+43,3 |
+2,5 volte |
Trasporti ferroviari |
2000 |
+53,2 |
+27,1 |
+ 2 volte |
Pedaggi autostradali |
1999 |
+50,6 |
+30,3 |
+1,7 volte |
Trasporti aerei |
1997 |
+48,9 |
+35,1 |
+1,4 volte |
Gas |
2003 |
+33,5 |
+17,5 |
+1,9 volte |
Servizi postali |
1999 |
+30,6 |
+30,3 |
uguale |
Trasporti urbani |
2009 |
+7,9 |
+4,1 |
+1,9 volte |
Energia elettrica |
2007 |
+1,8 |
+8,4 |
inferiore |
Prodotti farmaceutici |
1995 |
-10,9 |
+43,3 |
diminuito |
Servizi telefonici |
1998 |
-15,7 |
+32,5 |
diminuito |
Circa i servizi telefonici è doverosa una puntualizzazione. Essi non sono diminuiti per una differente regolamentazione del settore, ma per la costante innovazione tecnologica di cui è oggetto il settore. Infatti, secondo noi, è questo il vero fattore – l’innovazione tecnologico-scientifica – a creare dinamiche complessivamente positive per un’attività. Nel caso dei taxi, infatti, non sarebbe la liberalizzazione degli stessi a far scendere il prezzo – che anzi aumenterebbe perchè il lavoratore per fare l’incasso giornaliero, facendo meno corse ed avendo dei costi fissi da coprire, dovrebbe innalzare il prezzo di ogni singola corsa, come dimostrano tante realtà liberalizzate – quanto il miglioramento dell’infrastruttura stradale con la creazione di bus-vie, metropolitane, parcheggi. Grazie a ciò, si avrebbe un migliore sistema di viabilità ed una medesima corsa in taxi durerebbe assai meno e dunque avrebbe un prezzo più basso.”
Claudio da Firenze, It, ha chiesto:
“Scusate se insisto, ma all’estero le liberalizzazioni hanno fatto scendere il costo per il taxi!”
“Ciao Claudio. Ad Amsterdam e Rotterdam dove il prezzo per il taxi è tra i più cari, il servizio fu liberalizzato anni fa. Ad Oslo ugualmente, e lo studio di Bankitalia “Occasional paper” n. 24, ci dice: “dopo la deregolamentazione” (ossia la liberalizzazione delle tariffe), “la locale autorità antitrust ha rilevato un aumento delle tariffe”. Nel testo curato dal Prof. Rossano e dal Dott. Iaione dell’Università de La Sapienza, La regolazione del trasporto pubblico locale, si dice a riguardo delle liberalizzazioni, che avrebbero comportato “un aumento sensibile dei prezzi a Phoenix, San Diego e Seattle” e si conclude dicendo: “nel complesso, la qualità del servizio risulta peggiorata o non migliorata”.”
Francesca da Firenze, It, ha chiesto:
“Su che basi continuate a sostenere che liberalizzare i taxi non sia un bene?”
Ciao Francesca, ti rispondiamo non con parole nostre, ma facendo riferimento ad uno dei più importanti testi in materia:
“…. In definitiva, l’analisi degli effetti delle esperienze di de-regolamentazione [liberalizzazione] non è affatto univoca e dimostra in particolare che:
caratteristica comune a quasi tutte le esperienze di de-regolamentazione è l’affermazione di società di gestione delle vetture taxi su più turni che ha determinato un forte incremento del grado di concentrazione del mercato nelle mani di pochi operatori oligopolistici [proprio il contrario di ciò che si vorrebbe ottenere!];
nelle esperienze di de-regolamentazione più estese le condizioni dei tassisti sono deteriorate per riduzione del reddito e/o per incremento delle ore lavoro, con un diffuso peggioramento della qualità del servizio, senza che a questi fenomeni si siano accompagnati effetti univoci di riduzione delle tariffe;
nei casi in cui si è optato per una de-regolamentazione più soft, laddove si è proceduto alla eliminazione del contingentamento (ad es. in Giappone e Corea), si è registrato il forte aumento dei prezzi, nonché un deterioramento della condizione dei tassisti, senza che ciò abbia provocato un miglioramento della qualità e della sicurezza del servizio;
nei casi in cui si è puntato sulla introduzione di un sistema di gestione imprenditoriale del servizio taxi (ad es. a New York e ad Adelaide), si è determinato un mero cambiamento della struttura del mercato con graduale trasformazione della condizione degli operatori da imprenditori individuali a dipendenti e successivamente a meri affittuari, senza che ciò abbia contribuito a determinare una riduzione delle tariffe, e con inequivocabili effetti di deterioramento della qualità e della sicurezza del servizio, nonché delle condizioni di vita degli operatori.
L’indagine sin qui condotta con riferimento al servizio di taxi ha dimostrato quanto meno che il mercato dei trasporti pubblici non di linea [taxi e noleggio con conducente] costituisce “un mercato davvero particolare”.
L’analisi economica ha ormai assodato che la regolamentazione pubblica è necessaria in considerazione delle “anomalie” o “difetti” di siffatto mercato. Le anomalie del mercato dei taxi sono rappresentate dalla “presenza di esternalità negative di consumo, le asimmetrie informative, i costi di ricerca, la capacità inutilizzata”….
Uno studio recente ha dimostrato che le esperienze di de-regolamentazione dei taxi avviate negli anni ottanta in alcune Paesi stranieri hanno deluso le aspettative e ha messo in luce come l’idea di cercare di elaborare regole innovative per ri-regolamentare il settore anziché contare su “un mero ritorno al libero mercato” stia guadagnando molti consensi tra gli economisti.
Infatti, sembra che ci sia un consenso generalizzato sulla necessità di ripensare gli schemi regolatori, in particolar modo con riguardo alla struttura degli incentivi diretti a garantire predeterminati standards nella fornitura del servizio.
Peraltro, nel florilegio di studi economici sui taxi, escludendo poche eccezioni, scarsa attenzione è stata dedicata allo sviluppo di meccanismi regolatori ottimali.
Un aspetto è stato comunque chiarito in maniera definitiva almeno a livello internazionale. Non si possono eliminare le barriere all’ingresso nel mercato dei taxi. Si pregiudicherebbe la qualità e la sicurezza del servizio. ….”
Da La regolazione del trasporto pubblico locale, bus e taxi alla fermata delle liberalizzazioni, C. Iaione, Jovene editore, 2008