Analisi della soddisfazione degli utilizzatori del servizio taxi nella città di Firenze

Analisi della soddisfazione degli utilizzatori del servizio taxi nella città di Firenze




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L’indagine appena pubblicata dell’Istituto Piepoli sul servizio taxi italiano, con l’80% di soddisfazione dell’utenza, comprova ancora una volta ciò che ai professionisti del settore è chiaro da molto tempo: questo è una delle poche cose che funzioni ancora in questo Paese.

Indagini come quella di Piepoli spiegano il perché della riluttanza degli operatori del settore ad accettare stravolgimenti della normativa, la cui unica utilità sarebbe evidentemente quella di consegnare anche questo settore – come avviene da 25 anni per ogni settore dell’economia italiana -, a potentati finanziari, stranieri o nazionali che siano.

Purtroppo, l’istanza fondamentale dell’innovazione – così come da sempre concretizzata dal settore dall’avvento dei radiotaxi fino alle applicazioni per device mobili -, continua ad essere usata come pretestuoso grimaldello per consentire a grossi gruppi multinazionali stranieri di operare violando le normative, e attuando dunque una vera e propria concorrenza sleale (tramite anche dumping finanziario), il cui perdurare – siamo facili profeti – renderà i valori d’eccellenza che oggi Piepoli ha potuto rilevare, come un bel ricordo del passato.

La buona politica ha il dovere funzionale, ma ancor prima morale, di tutelare i piccoli artigiani del settore, e di mettere in riga chi arrogantemente si presenta qui all’insegna del motto: “Noi le leggi le modifichiamo, non le seguiamo!”.

Se ancora siamo in uno Stato diritto, il Governo faccia ciò che la Costituzione gli impone: tuteli il lavoro nelle regole, la cooperazione e l’interesse generale, e non si faccia incantare dalle sirene americane e tedesche! Anche perché – è sempre Piepoli a confermarlo – le app, per ora restano “balocchi” usati dal 2% dell’utenza, dimentiche della funzione sociale ex art. 41 della Costituzione che invece il settore taxi italiano integra a pieno.

Ci auguriamo che il 12 di questo mese, il Governo ci dia finalmente ascolto, perché dovrebbe avere chiaro che non ha di fronte a sè dei “signor no!”, ma l’espressione di quella piccola imprenditoria che è la vera linfa vitale, lungimirante e dialogante, del Paese, ma che non può accettare che un settore così venga distrutto, insieme al futuro delle nostre famiglie.

Claudio Giudici

Presidente nazionale Uritaxi